Winki: autore, viaggiatore e surfista racconta nel suo primo viaggio d’esordio.
Compagni di viaggio alla ricerca di un senso, un significato, quel qualcosa che rende la vostra vita unica … Oggi conosceremo un vero viaggiatore, che ha ripercorso un po’ “on the road” un po’ sulla tavola da surf strade e onde dell’Australia, Indonesia e Nuova Zelanda, che soprattutto ha integrato anni e anni di esperienze nel profondo dell’animo, dando così al viaggio il suo vero valore. Vi starete chiedendo: quale valore? Chiediamolo a lui stesso, di nome d’arte Winki, che ci parlerà del suo primo libro “Australia: quando un sogno diventa realtà” (Billytea Editrice in collaborazione con LI.PE casa editrice), per il suo primo viaggio verso il continente rosso.
- “Qui (in Australia) sono tutti premurosi come la tua mamma, sono tutti felici e contenti di vivere, lo stress non sanno cosa sia. Eppure lavorano, studiano e fanno tutto quello che facciamo noi, ma lo fanno diversamente” (cit.)
Dopo la tua esperienza di vita in Australia pensi che sia possibile portare questi valori a casa, nella quotidianità? Tu lo hai fatto?
Credo che sia fondamentale aprirsi mentre viaggiamo per poter far tesoro delle esperienze, degli incontri e dei valori che assimiliamo quando veniamo in contatto con altre culture. Non solo è importante mantenere la propria identità culturale. ma credo di più in una globalizzazione di tipo umano piuttosto che economico, in cui ogni individuo, comunità o gruppo di persone può prendere spunto all’esterno per migliorare il proprio stile di vita.
Se l’ho fatto? Fammi pensare un pochino … Penso davvero che questi anni di viaggi mi abbiano arricchito molto. Soprattutto negli ultimi anni ho cambiato il concetto di “casa”: non è veramente importante dove ci troviamo, ovvio, ci sono luoghi dove si vive meglio che in altri, ma penso che se portiamo la casa nel cuore possiamo stare bene ovunque.
- “Penso al mio rapporto con il mare, penso che non dobbiamo sfidarlo, non puoi sfidare le onde che fanno migliaia di chilometri per frangersi sulle coste, puoi assecondarle, non sfidarle, cercare di essere tutt’uno con loro e cercare di sentirle e apprezzarle, perché ognuna è diversa dall’altra” (cit.)
In questo passo emerge il tuo profondo rispetto per Madre Natura. Come vivi questo approccio nella quotidianità?
La quotidianità per me è il rapporto con la natura. Penso che ogni uomo, donna, bambino sia fatto per vivere con e per la natura, solo che spesso si dimentica questo concetto e ci si abitua a vivere perdendo il contatto con essa. Prova a pensare per quale motivo ci far star bene anche solo una passaggiata in spiaggia, in un bosco o in montagna! Se ogni essere umano ristabilisse il contatto profondo con la natura, il beneficio che ne avremmo in cambio sarebbe impagabile. Bastano anche gesti semplici, come coltivare un orticello sul balcone, piantare qualche albero, fare scelte consapevoli a favore della Madre Terra. Per fortuna sempre più persone si rendono conto della violenza che è avvenuta negli ultimi secoli di sfruttamento di risorse, e anche se assistiamo, spesso, ancora a gravi problemi ambientali, le cose stanno cambiando: sempre più persone decidono di fare la differenza cercando di vivere in modo, diciamo, naturale. Per me non è una questione di scegliere cosa fare, è una questione di rispetto per la natura e amore per questo meraviglioso organismo vivente che ci ospita.
A tuo avviso è possibile trovare uno o più modi di vivere nel rispetto dell’ambiente compatibili con il progresso e lo sviluppo delle società moderne?
In parte ne ho già parlato sopra. Rispondo di getto, spero in questo modo di conservare la spontaneità nelle risposte.
Credo che la missione di ognuno di noi per il presente e per il futuro sia di fare delle scelte consapevoli per far sì che la società moderna possa evolversi da un punto di vista sociale ed eco-ambientale. Penso che se aspettiamo che siano i governi a fare le leggi che proteggano le specie in via di estinzione, le foreste, gli oceani e le culture dei popoli nativi viviamo solo nell’illusione. Se tutti smettessero di andare in auto, e continuare ad inquinare, da domani, sono sicuro che ci sarebbe una risposta economica e ambientale, sono altrettanto sicuro che salterebbero fuori auto ecologiche come i funghi. Visto che la gente aspetta che siano gli altri a fare i primi passi, le cose vanno un po’ a rilento. Io non uso l’auto che ancora posseggo da almeno quattro anni, mi ero ripromesso che se la benzina avesse superato una certa soglia avrei smesso di usarla. Devo essere sincero, anche io contribuisco all’emissione di anidride carbonica, soprattutto viaggiando in aereo, cerco di compensare piantando alberi in Australia, in Sardegna e da quest’anno (spero) anche in Indonesia. Qualceh anno fa ho lanciato una campagna, che è ancora attuale, chiamata One Book One Tree, per la quale per ogni libro acquistato tra quelli che ho scritto verrà piantato da me personalmente, un alberello con il nome della persona che mi scriverà un commento o una frase che gli è piaciuta. Questo è solo un modo per condividere il fatto che ognuno di noi può fare qualcosa per migliorare lo stato del pianeta. Ci sono mille cose da fare, inventare, mille accorgimenti, anche piccoli, da mettere in pratica. Il mio prossimo sogno è quello di avere un mezzo completamente ecologico, magari trasformare la mia motocicletta a benzina in una elettrica, anche se quando posso vado a piedi o in bicicletta.
- L’idea del primo viaggio in Australia parte da un sogno, un desiderio vivido, talmente forte da sentire l’esigenza di realizzarlo. Da che cosa è dipesa la prima attrazione quasi magnetica verso queste terre?
Dai, questa è una domanda difficile, ho scritto vari libri in proposito! Come faccio a rispondere in due parole?!
Mettiamola così: penso che ad un certo punto della vita ognuno di noi abbia un richiamo verso un qualcosa, una destinazione, un lavoro, un progetto … Bene, l’Australia mi chiamava fin da quando ero bambino, quando ho risposto alla chiamata sono “solo” andato a vedere di cosa si trattava. Ho scoperto un luogo abbastanza incontaminato (anche se la speculazione edilizia e delle terre è aumentata notevolmente negli ultimi dieci anni), dove la natura è spesso prorompente, e che mi ha insegnato molto.
Tornando al discorso di rispetto della Terra, mi sono ritrovato nella filosofia di vita del popolo aborigeno in cui l’uomo non è proprietario delle terre, ma dovrebbe essere suo custode. Ovviamente anche in Australia ci sono varie cose che non vanno a livello ambientale, ad alcune non vorrei neanche pensarci, ma una buona parte degli australiani protesta per fare valere i propri diritti e quelli della natura e spesso riesce a bloccare progetti importanti a discapito dell’ambiente. Un esempio eccellente è l’organizzazione no profit a cui consiglio di dare un’occhiata alle campagne e al loro modello di protesta pacifica ed efficace (cercate sul web il sito lockthegate.org.au).
Proprio da poco tempo è uscita l’incredibile notizia per cui i pescherecci giapponesi sono banditi della pesca alle balene dalle acque territoriali australiane, grazie anche al contributo operativo e mediatico di organizzazioni come Sea Shepherd. Penso che, come già accaduto in passato, saranno in molti a violare questo divieto, eppure mi auguro che finalmente ci possa essere qualcuno, magari la flotta militare australiana, a vigilare sugli oceani di questa parte del mondo per proteggere uno degli esseri più sensibili, meravigliosi e così vicini all’uomo che esistano sulla Terra.
- In cosa l’Australia ha lasciato un pezzo di sé in te dopo questo primo viaggio?
A parte i luoghi meravigliosi che ho avuto la fortuna di visitare, sono le persone che ho incontrato che mi hanno colpito più di ogni altra cosa, un po’ per lo stile di vita che gli australiani conducevano, e che in parte ancora conducono, e soprattutto per la loro voglia di condivisione e la genuinità. Ahimè, devo dire che ultimamente le cose in molte zone stanno peggiorando. L’idea di libertà, di un paese a misura d’uomo, dove tutto funzionava perfettamente, in parte sta crollando, una volta la burocrazia non esisteva ed era tutto più semplice. A quel punto l’Australia poteva scegliere, purtroppo sembra avere scelto l’esempio dell’Europa invece di decidere di continuare ad essere un esempio per il resto del mondo. Alcune cose sono ancora notevolmente più semplici che nel nostro Paese, ma la mole di nuove leggi, barriere e complicazioni per permessi di lavoro, di costruzione di una casa, ecc. sta aumentando notevolmente, e questo è un vero peccato. Alcune comunità vivono ancora conservando quello spirito di libertà, un esempio può essere considerata l’area di Byron Bay dove, lasciato da parte il fenomeno di massa turistico della cittadina in sé, le persone che hanno di scelto di vivere in quella fascia costiera sembrano conservare un alto senso di tutela ambientale e conservazione per la natura. Ho scoperto l’esistenza di diverse farm di prodotti biologici con molte iniziative correlate al benessere psico fisico. E partecipo sempre a un bell’evento che si tiene da due anni in dicembre, l’Uplift Festival, un festival internazionale di musica, guarigione e spiritualità.
Il viaggio continua …
Come continua la seconda parte dell’interivista di Isabella Pesarini di Hotmag nell’intervista dedicata al secondo libro di Winki: La Baia della Luna