Da Auckland a Christchurch è un viaggio di sola andata attraverso Aotearoa -Nuova Zelanda in lingua maori -.
Un viaggio dove per via delle coincidenze mi sono perso nella bellezza del luogo pur mantenendo la rotta verso sud.
Questa volta però, a differenza dei precedenti articoli, non vi racconterò solo la storia del viaggio, ma vorrei dedicare la prima parte ad un uomo che ho avuto la fortuna di incontrare e che vive perseguendo i suoi ideali in maniera completamente indipendente.
Si sta facendo una casa sostenibile al cento per cento solo con le sue mani. Lo ammiro perché sa quello che fa. Ha acqua buonissima a disposizione, che gli arriva dal monte e che è una risorsa fondamentale per la vita; sta costruendo con tutti i criteri di compatibilità a un costo bassissimo e non vuole sapere di normative e regole assurde create da burocrati. Il suo nome è Jack, come Jack Folla; lo cito perché io dico che si trova in Nuova Zelanda nell’Isola del Sud ma potrebbe essere tranquillamente in Europa o in Cile. Ciò che conta è che lui, come per molti altri che ho incontrato nei miei viaggi, ha deciso di vivere liberamente. Non una vita in funzione del consumismo e di quella finta società che ti impone di spendere a dismisura con un mare di leggi e regolamentazioni fatte solo per ungere gli ingranaggi della stessa ruota. La ruota che fanno girare i potenti del mondo che ci fanno credere che tutto debba andare in quella direzione.
Ammiro il coraggio di Jack e il fatto che nessuno sa che esiste, nessuno sa che si costruisce una casa e nessuno lo saprà mai. Perché anche se mi torturassero per ore non lascerei mai trapelare dove ho incontrato questo uomo meraviglioso che ha il coraggio di vivere la vita secondo i propri sani ideali e non secondo quelli dettati da qualcun altro il cui unico scopo è il profitto. Quindi questa parte del mio viaggio è dedicata a lui perché in un posto come la Nuova Zelanda, che si chiama in realtà Aotearoa in lingua maori, uno come Jack potrebbe veramente esistere e magari anche più di uno.
In questa seconda parte del viaggio, a bordo di un camper, mi sono ritrovato a fare da guida e driver a Felicity, una mia amica australiana che doveva riconsegnare il mezzo a Christchurch dopo una settimana. Abbiamo saltato Raglan anche se c’era una mareggiata in arrivo perché nel weekend sarebbe stato super affollato, scelta che si è rivelata azzeccata per l’assenza di affollamento ma non per le onde che nella Penisola di Taranaki erano troppo ventose. Taranaki sarebbe un posto meraviglioso e selvaggio, tra l’Oceano e la montagna, se non fosse per le raffinerie che ci hanno guastato l’appetito.
Se vi trovate da quelle parti vi consiglio vivamente una sosta e magari anche di alloggiare allo Stony River Hotel: è davvero grazioso e a buon prezzo. Ci siamo fermati una sera a bere un bicchiere di vino rosso e collegarci al wi-fi, e Renate, la proprietaria di origine austriaca, ha insistito per mostrarci l’alberghetto. Per gli amici surfisti c’è uno spot proprio in fondo alla strada che se non sbaglio è la Kaihihu Rd Lower. Posto che consiglio solo agli esperti, per via delle correnti e dei sassi affioranti. Per trovate lo spot andate fino in fondo alla strada, poi scendete in spiaggia, dove io ho trovato un’onda destra proprio lì davanti ma non ho surfato perché c’era troppo vento. Il giorno dopo sono andato a controllare un point sinistro camminando verso sud dallo stesso punto per una mezz’oretta sulla spiaggia di sabbia quasi nera.
Un’altra cosa non proprio simpatica che ho notato, è che non c’è un pezzettino non recintato per centinaia di chilometri mentre guido verso sud. La leggenda dice che ci siano più pecore che persone in Nuova Zelanda, ma le mucche le hanno contate? A differenza del primo viaggio in cui ero stato maggiormente a nord di Auckland, questa volta le mucche hanno battuto le pecore dieci a zero. E non solo hanno battutto le pecore, ma hanno abbattuto anche le foreste immagino. Si lo so che quei poveri cristi che le allevano devono pur vivere, ma non esiste mi chiedo un modo più sostenibile? Esiste eccome se esiste, ma non è che posso raccontarvi solo il bello dei viaggi, se vedo qualcosa che non mi piace lo devo condividere altrimenti pensate che sto viaggiando con Alice nel Paese delle Meraviglie, no?
Una cosa bella che mi stavo quasi dimenticando è la presenza di falchi. Non avete idea di quanti ne abbiamo visti. Lo ritengo l’animale simbolo di questo viaggio, mi ha guidato infinite volte lungo la strada.
Mucche a parte, che mi piacerebbero lo stesso anche se non ci fossero solo loro, una cosa meravigliosa è il paesaggio, quando quello country lascia il posto a quello nativo: lì si che mi si è aperto il cuore.
Un’altra cosa meravigliosa è la traversata dall’Isola del Nord a quella del Sud, da Wellington a Picton. Soprattutto quando il traghetto dell’Interislander, la compagnia locale, approccia l’Isola del Sud. Entra tra le montagne in quello che sembra quasi un lago gigante ma è ancora l’Oceano. Penso che gli ultimi quaranta minuti di traversata li abbiamo passati a bocca aperta, che ho cercato di chiudere quando volevo scattare qualche foto.
La traversata è stato un misto di sensazioni tra quando ho prendo il traghetto per la Sardegna a una crociera nei mari del Nord. C’è anche un’altra compagnia che fa la traversata ma abbiamo scelto questa perchè si sono rilevati davvero gentili e professionali fin da quando li abbiamo chiamati per telefono per le informazioni.
Arrivati nell’Isola del Sud abbiamo deciso di scendere sulla costa est in direzione Kaikoura: un posto che ci è stato decantato per la sua bellezza.
Il giorno dopo lo sbarco, costeggiando l’Oceano, ho avuto il primo incontro ravvicinato con quello che pensavo fosse un cinghiale. A due metri dalla strada, non tre, ho detto due… in mezzo all’erba alta in cui si stava rotolando. Ho parcheggiato il camper nel primo spiazzo sterrato e con la sicurezza di un cacciatore mi sono avvicinato alla preda con la macchina fotografica. Ma sei scemo? Se era un cinghiale o qualsiasi cosa fosse, ti avvicini così? In effetti appena la creatura, di dimensioni di tutto rispetto, mi ha visto ha piantato un verso che non avevo mai sentito dal vivo, se non da piccolo in quelle tristi fortezze che chiamavano zoo. Una foca o forse un leone marino, una bestia che comunque voleva farmi capire che quello era il suo territorio… ho indietreggiato solo un pò, pensando alla sua lentezza in terra ferma. Speravo di non ricordare male. Abbiamo poi scoperto che era pieno di quei mammiferi ovunque lì intorno, e dal quel momento in avanti ci siamo sentiti a casa loro. Certo che l’idea di entrare a surfare con foche nei paraggi non solo non mi ispira perchè non le conosco caratterialmente ma penso che attirino predatori di una certa dimensione dai quali vorrei stare ad una certa distanza, anche se mi piacciono.
Kaikoura è davvero un posto speciale. Un villaggio di mare con lo spirito di quello di montagna. Non andate solo a mangiare al fish and chips sulla sinistra appena entrati in paese da nord. L’esperienza culinaria più terribile che mi ricordi ed anche a un prezzo da rapina. Hanno anche avuto il coraggio di scrivere un cartello del tipo: “qui non serviamo fast food ma buon cibo lentamente”. Sono d’accordo, hanno solo dimenticato di scrivere in fondo: “letale”. Visto che Kaikoura è rinomata anche per pesce e crostaicei, abbiamo pensato che fosse una buona idea provare qualcosa di tipico. Quello che non sapevamo è che dall’altra parte della strada, a destra per intenderci arrivando da nord, accanto alla graziosa libreria Endeavour, c’è quello che è stato premiato come miglior fish and chips dell’Isola del Sud ed il secondo di tutta la Nuova Zelanda. Ora non so chi abbia stilato la classifica ma per essere meglio dell’altro, anche se non abbiamo potuto provarlo, perchè scoperto tardi, ci vuole davvero poco.
Dopo la visita in paese, siamo tornati indietro di 15-20 chilometri a nord di Kaikoura ed abbiamo campeggiato di fronte ad uno spot. Anche stavolta però le onde rompevano appena. Non abbastanza buone per farmi entrare nell’acqua fresca in compagnia delle foche.
Il posto è molto tranquillo, c’è una toilet spartana ma c’è… ed è frequentato da viaggiatori e surfisti. L’incontro speciale l’abbiamo fatto però con Victor e sua moglie che vivono da otto anni in una casa mobile: un camper camion col cassone in legno che si apre e diventa un castello. Attaccato al gancio traino si portano dietro un fuoristrada per gli spostamenti piccoli. Quattro figli che ogni tanto li raggiungono nei loro viaggi, e forse due vivono con loro anche se hanno i loro mezzi. Insomma una famiglia di nomadi moderni, ma vi assicuro che da quel poco che ho visto dal finestrino la casa mobile mi sembrava più un reggia in legno che una dimora improvvisata. Victor penso sia il numero uno nel suo genere, ma ho visto diversi bus viaggianti adibiti a camper in giro per la Nuova Zelanda, un altro sogno nel cassetto e prima o poi lo farò… ma non ho mai incontrato nessuno che si sia spinto al suo livello: otto anni in giro per l’Isola del Sud.
La ciliegina sulla torta è arrivata quando abbiamo dovuto fermarci causa avvistamento delfini. Erano a centinaia e vi assicuro che nonostante mi capiti in Australia di fare surf con loro e di vederli spesso, non ne ho mai visti così tanti tutti insieme. Avevano anche un colore più scuro del solito, erano di taglia più piccola ma saltavano e piroettavano fuori dall’acqua come solo i delfini sanno fare.
Prima di arrivare a Christchurch, abbiamo avuto la grandiosa idea di andare a pranzare in una baia meravigliosa a sud di Kaikoura, Gore Bay. Consiglio vivamente di passarci e di fare il giro circolare. Non penso ci siano negozi e benzina quindi organizzatevi prima.
Info utili e posti consigliati
Se scendete verso su da Auckland consiglio una sosta a Raglan, soprattutto ai surfisti.
Proseguendo verso Wellington vi troverete vicino alle Waitomo Caves, che come racconto nel precedente articolo, sono davvero un’esperienza unica.
Se volete passare da Taranaki, soprattutto per i surfisti, consiglio una muta buona almeno una 3’2 in ottime condizioni da dicembre a fine febbraio, e poi mi sa che ci va una 4’3 ma anche guanti, calzari e cappuccio (che non so cosa siano) per i mesi più freddi.
Ci sono un sacco di spot solitari ma il surf qua è hardcore, solo per esperti. E consiglio di allontanarvi al più presto da New Plymouth e le sue raffinerie.
Traghetto per l’Isola del Sud consiglio l’Interislander che potete anche prenotare online: www.interislander.co.nz
Hanno a disposizione anche cabine ma è talmente bello il paesaggio e la traversata dura meno di quattro ore che vi consiglio di godervela dal ponte se il tempo lo permette o in sala poltrone o al bar come al cinema entrando tra le montagne verso Picton.
Kaikoura: consiglio almeno un paio di giorni e di esplorare anche l’entroterra, le montagne e i walk track devo essere davvero belli.
L’oceano da quelli parti è pieno di vita e potete avvistare davvero tanti delfini liberamente; sconsiglio vivamente i tour organizzati, o almeno assicuratevi che non diano cibo ai delfini per attirarli perchè è davvero dannoso per la loro salute alterando le loro abitudini alimentari.
Diverso se volete avvistare balene ed orche ma con un po’ di fortuna nei periodi giusti potreste avvistarli anche da riva. Foche a volontà ovunque.
Ammirevole invece l’impegno ambientale della cittadina che si prodiga in vari progetti di sostenibilità come quello Zero Waste entro il 2015. Poi incoraggiando i visitatori a noleggiare biciclette o girare a piedi per usare meno carburante e godere di aria sana e vista spettacolare.
Un’altra interessante iniziativa per i viaggiatori invece è che ognuno può contribuire acquistando un albero che verrà piantato nel territorio come contributo ambientale.
Potete trovare le varie iniziative sul sito www.kaikoura.govt.nz
Il viaggio in Nuova Zelanda continua nel prossimo articolo sull’Isola del Sud in compagnia di un nuovo compagno di viaggio Pedro, un ragazzo brasiliano con cui ho stretto amicizia e a cui ho offerto di venire una settimana in giro come me… continua.