Selamat Datang in Sidemen – benventuti a Sidemen, un piccolo paesino nell’entroterra di Bali.
Al centro di quello che potrebbe essere il cono di un antico vulcano spento, circondato dal verde brillante tipico della vegetazione tropicale balinese, il cuore si riempe di gioia e l’anima è in pace.

Sidemen-Bal

Sidemen-Bali

 

Ancora una volta guidato dai segnali sono finito in un piccolo villaggio poco conosciuto in una zona interna nella parte orientale di Bali. Insieme ad una compagna di viaggio speciale abbiamo trovato un piccolo angolo di paradiso a dimostrazione che L’altra faccia di Bali, quella di cui parlavo nel primo articolo dedicato all’isola, ancora esiste. Ovvio non è sempre facile uscire dalla rotta del turismo classico, e devo ammettere che anche qui è arrivato, e comincia a trasformare i luoghi e i rapporti con i locali come da altre parti.
Credo che ci si possa chiedere: cosa possiamo fare, o non fare, in modo che il soggiorno in un luogo come questo possa avere il minimo impatto ambientale e culturale.
Mi sento di condivire alcune considerazioni iniziando da due parole chiave: la lingua e i prezzi.
Dopo anni di viaggi in Indonesia, e credo che questo valga ovunque, ho imparato che il primo segreto per cambiare la sorte del viaggio è quello di cimentarsi con la lingua locale. Ovvio viene più facile, e una forte tentazione, parlare inglese, visto che per qualche motivo è diventata la lingua internazionale, e anche in luoghi abbastanza lontani a quanto pare è la prima ad essere usata dalle popolazioni locali. Per fortuna fa ancora una grande differenza la conoscenza della lingua del posto. La gente del luogo non solo apprezza ogni tentativo, ma provare a parlare indonesiano oltre ad essere divertente diventa un modo per stabilire un contatto più profondo con le persone che si incontrano. Una curiosità sulla lingua indonesiana è che ha una storia relativamente recente, ed è stata sviluppata da studenti olandesi all’inizio del ventesimo secolo, in modo da poter essere insegnata nelle scuole coloniali. È una derivazione della lingua Malay con vocaboli presi in prestito dal sanscrito, arabo, portoghese, olandese, inglese, cinese, javanese e molte altre lingue. Diciamo che l’idea del governo locale era quella di far sì che le varie isole, pur mantenendo la proprio egemonia linguistica (ognuna ha ancora la propria lingua), fossero in grado di comunicare, credo soprattutto a fini commerciali. Quindi è stato adottato questo mix di idiomi che prende un po’ dalle lingue dei colonizzatori e anche dalle nazioni che hanno in qualche modo influenza sull’Indonesia. Diciamo che l’interesse commerciale verso l’arcipelogo indonesiano risale almeno al VII secolo, quando il Regno Srivijaya già commerciava con la Cina e con l’India. Proprio da ques’ultima i sovrani locali adottarono gradualmente il modello culturale, religioso e politico fin dai primi secoli dopo Cristo, con la fioritura di regni indù e buddhisti. La storia indonesiana, come la lingua d’altronde, è stata poi influenzata dalle potenze straniere interessate alle risorse naturali. L’Islam invece fu introdotto dai mercanti stranieri e a quanto pare l’Indonesia è lo stato più popoloso a maggiaranza mussulmana. Gli olandesi, gli ultimi colonizzatori, hanno levato le tende dopo tre secoli e mezzo di colonizzazione finita la seconda guerra mondiale. Da qui si comprende come l’olandese abbia avuto un’influenza anche sulla lingua locale.

Uno degli ultimi colonizzatori olandesi rimasti

Uno degli ultimi colonizzatori olandesi rimasti

 

Dopo questo inciso, tornando a parlare di cose pratiche per il viaggio, un’altra cosa importante da sapere è il vero costo dei beni locali paragonato ai prezzi per turisti. Dopo avere appreso un po’ di indonesiano vi sorprenderete di come più aumenta la padronanza della lingua, più si abbassa, di volta in volta, il prezzo di ogni cosa.
Anche qui c’è una specie di regola non scritta: tutti i prezzi nero su bianco sono difficilmente contrattabili, per esempio al ristorante o le tariffe dei vari listini. Tutto quello che viene detto a voce, è altamente contrattabile. Per spiegare meglio: se arrivate in hotel e vi porgono il listino, è più probabile che quel prezzo non sia contrattabile, se dopo aver chiesto il costo di una camera ve lo sentite dire a voce… da lì può partire la contrattazione. Dopo un po’ si impara a conoscere i prezzi locali, e il prezzo “giusto” dipende dalla vostra voglia di contrattare. So che a molti viene difficile farlo, ma mettetala così: qui è un fatto culturale, e alla fine anche un gioco.

Alcune regole fondamentali: conviene partire da un prezzo un po’ più basso di quello che siete disposti a pagare; a volte vi può venire fatta una richiesta spropositata e in quel caso potreste sorridere facendo capire che il prezzo è decisamente una fantasia… e da lì cominciare la contrattazione. Mai sembrare arrabbiati o offesi per un prezzo, mostrarsi sempre gentili e soprattutto una volta che fate un’offerta e questa viene accettata, sarebbe meglio acquistare il bene in questione, altrimenti rischiate davvero di recare un’offesa al venditore. Quindi mai dire un prezzo o cominciare una contrattazione se non vi interessa affatto il servizio, o la merce che vi vengono offerti. Meglio ringraziare direttamente e proseguire.
Un altro piccolo trucchetto, dopo una contrattazione, se vedete proprio che il commerciante non sembra disposto a scendere più di tanto, potete ringraziare e salutare, facendo finta di andarvene ripetendo ad alta voce il vostro ultimo prezzo un paio di volte. Vi potreste stupire di come spesso verrete richiamati se il commerciante accetta.
In tutto questo non c’è una regola generale anche se come in ogni situazione il più potente segreto è un bel sorriso e il non prendere mai nulla troppo sul serio.

Sidemen è il classico posticino indonesiano immerso nel verde. Partendo a piedi dalla zona dove alloggiamo abbiamo avuto modo di incontrare alcuni locali e scoprire meglio il luogo. Ogni persona che incontri in questi posti vuole scambiare due chiacchiere con te, o di sicuro ti regala un saluto. Spesso vi sentirete domandare “ke mana?” (dove vai?), e un modo simpatico di rispondere può essere anche solo: “jalan-jalan” (a passeggio). Oppure possono chiedervi “di mana?”(da dove vieni?) e potreste rispondere “dari mana Italy”.
Noi eravamo alla ricerca di un warung (chiosco) locale dove i prezzi sono di solito la metà o un terzo di quelli per turisti. Come riconoscerne uno? Intanto dalle gente seduta ai tavoli :). Se è pieno di turisti di solito non è un warung per quelli del posto. Poi ovvio che quello che si spende in un ristorante qui, al cambio, a voi vi sembrerà poco, ma è di sicuro più del doppio o il triplo di quello che è il prezzo locale. Uno non deve essere neanche rigido, e in alcuni dei “ristoranti per turisti” spesso si mangia bene. Sono puliti e il servizio è decente, ma a parte che è diventata una moda non mettere le tasse e il servizio nel menù, perchè spesso è scritto comunque da qualche altra parte, la cosa che non mi fa impazzire è che i piatti sono leggermente modificati al gusto occidentale. Io personalmente preferisco l’esperienza nel warung piccolo e trasandato, dove ieri per esempio abbiamo mangiato il più buon nasi goreng di questo viaggio finora, e anche quello più economico. La ricerca non è stata facile e abbiamo dovuto camminare un bel po’ prima di trovarlo. Sì perchè la guest house Bukit Artha, dove abbiamo la stanza, è nella zona in cui sono nate le altre guest house e i resort, più o meno carini, a prezzi buoni ma sempre da turisti. Quindi trovare un warung per locali lì attorno è stata un’impresa vana. Però queste nuove sistemazioni spesso offrono un buon compromesso pulizia/spesa. A noi per ora ci va bene spendere anche il doppio di quello che so, per esperienza, essere il costo di una sistemazione spartana, dato che siamo in un luogo spettacolare.
Il bungalow in muratura è come una piccola dimora reale, è costruito sopra un terrapieno alto circa un metro, e piastrellato in ceramica chiara. La veranda è circondandata dal verde lussureggiante. Da qui vediamo le sponde dell’antico cratere del vulcano che attornano la valle piena di banani, frangipani vicini e lontani, palme da cocco e ibiscus… Il tetto tradizionale è in legno e bambù intrecciato. Nel retro della stanza, c’è il letto a baldacchino anch’esso di legno, con zanzariera. Nella parte posteriore del bungalow c’è il bagno in pietra lavica con vista cielo, cioè senza tetto. Una vera chicca. Il lavandino in pietra scura, come le pietre grezze del muro bagno, e il wc sono nella parte rialzata; in quella più in basso c’è la doccia su un letto di pietre di fiume lisce e scure . Altra cosa meravigliosa è che siamo in un bungalow unico al mondo, unico anche perchè è l’unico ad essere stato costruito per il momento da Komang, il proprietario, e ci sentiamo fortunatamente ospiti “unici” trattati come principi… ah abbiamo anche un guardiano eccezionale, un cane, che abbiamo ereditato con la reggia. L’abbiamo chiamato Awan (nuvola in indonesiano) perchè è bianco come una nuvola.

Vista dalla veranda

Vista dalla veranda

 

Flower di Sidemen-www-winki.it

 

La sveglia di Sidemen

La sveglia di Sidemen

 

La nostra prima esplorazione a Sideman è invece continuata attraverso le viette nella parte del paesino in cima alla collina. Noi siamo alloggiati invece nel fondo della valle vicino ai campi e alle risaie.
Quindi dopo il pranzetto delizioso in quel warung, che alla fine abbiamo trovato sulla strada principale, e che da fuori non gli daresti due soldi, ci siamo lasciati guidare dal vento gironzolando tra le stradine stranamente pulite delle abitazioni locali. Siamo stati di volta in volta invitati a entrare a guardare: una volta una donna che sembrava arrotolasse del cotone su un telaio strano; un ragazzo simpaticissimo ci ha mostrato il campar (una specie di dipinto tessuto) che stava realizzando su una cornice di legno. Arrivati in cima alla collina dopo un lunga scalinata, mentre ci affacciavamo timidi a quello che sembra l’ingresso di una tempio balinese, ma anche un’abitazione sontuosa, siamo stati invitati dalla ibu (signora) proprietaria della casa a vedere il panorama sulla terrazza di casa sua. Appena raggiunto il limite della terrazza il paesaggio che ci è apparso da lassù era una delle immagini del paradiso: campi verdi, risaie e alberi incastonati tra i resti del vulcano che facevano parte di quella cartolina surreale. Non sapevamo come ringraziare la ibu per aver condiviso quello spettacolo con noi. Un albero immenso padroneggiava sulla valle, sul tempio lì accanto e sulla casa come un guardiano.
Nella passeggiata di ritorno abbiamo comprato della frutta in varie bancarelle: un nanas (ananas), una papaia gigante, un mangga (mango) e una parte di casco di banane (pisang); acquistati quasi a prezzi locali dopo varie contrattazioni in bahasa indonesia (lingua indonesiana). Alla fine basta poco per rendere una giornata speciale, e a far questo hanno contribuito di sicuro le persone incontrate e con cui abbiamo chiacchierato anche solo per poco…

Sacred Tree

Sacred Tree

 

Il cane bianco di Bali

Awan – Il cane bianco di Bali

 

I giorni a Sidemen volano come nuvole nel cielo, è Awan, la nostra nuvola bianca personale, oltre ad essere come un guardiano sembra essersi auto-eletto amico inseparabile, non ci molla un attimo. La cosa strana è che non solo non gli diamo alcun cibo, ma non sembra neanche volerne. A quanto pare gli basta la nostra compagnia. Dire che qui a Bali spesso i cani sono visti come incarnazioni di spiriti maligni, e vengono trattati con disprezzo, ma lo hanno visto questo angelo di cane? è pure ubbidiente come se l’avessimo cresciuto noi…

Abbiamo perso il senso del tempo a Sidemen, a parte quello meteorologico con qualche acquazzone gradito, i giorni si susseguono tra sessioni di yoga e meditazione, colazioni, pranzi e cene. Momenti davvero attesi per assaporare le prelibatezze locali. I primi giorni ci siamo preparati delle fruit salad strepitose, poi Komang ci ha convinto a provare la colazione tradizionale, come potevamo dire di no? Non so dirvi cosa abbiamo mangiato, ma era davvero squisita. Provate a capirlo voi dalla foto se ci riuscite… 🙂

Breakfast al Bukit Artha di Sidemen

Breakfast al Bukit Artha di Sidemen

 

Quindi il tempo sembra essersi fermato qui a Sidemen, e sento che mi sto rigenerando e riposando profondamente. Meraviglioso aver ripreso a fare yoga tutti i giorni, mi mancava in seguito ad un “piccolo contrattempo” avuto in Australia a giugno. Dopo un paio di giorni di surf impegnativo, essendo passato dal caldo indonesiano al freddo del South Western Australia di metà giugno, ma ancora di più dopo i due mesi passati in giro per l’Indonesia su tre isole in sella a una moto da cross, dormendo su un amaca per la maggiorparte del tempo. La schiena mi si è bloccata. Di quel viaggio meraviglioso vi racconterò in uno dei prossimi libri, ma ci tengo solo ad accennare che come compagno di viaggio eccezionale avevo Marco, lo stesso di cui parlo nella prima parte, Walkabout, in No Destination. Lui è per me oramai come un fratello, e con suo fratello vero, ci siamo avventurati a caccia di onde, e non solo, in un parte di Indonesia poco conosciuta, partendo da Lombok, dove lui ora vive da diversi anni. Vi parlerò di lui molto presto, perchè l’idea è, dopo Sidemen, proprio quella di fargli una sorpresa e andarlo a trovare nuovamente dopo sette mesi che non lo vedo.
Ora la mia schiena sta meglio, e poter ricominciare ad allenarmi è per me una gran cosa.

Prima di lasciare Sidemen però vorremmo davvero cercare di arrivare al tempio in cima alla montagna. A giudicare da dove è messo non deve essere un posto per turisti… e a quanto pare non è così semplice arrivarci. Aspettiamo il momento proprizio e magari una mattinata in cui la pioggia tardi ad arrivare. Come già detto qui piove quasi tutti i giorni, ma vi assicuro che è una meraviglia godere della frescura che porta. Poi ripeto tra un bel libro, una session di yoga e un po’ di meditazione, ho finalmente tempo per dedicarmi completamente a me stesso.

Il momento di andare al tempio arriva con un mattino di sole, e per evitare il caldo più intenso nelle ore centrali ci mettiamo in marcia subito dopo colazione… abbiamo un’idea di dove andare anche se non sappiamo ancora come arrivarci. L’importante è mettersi in marcia.

Sidemen di Bali-www-winki.it

Donna al lavoro nei campi

Donna al lavoro nei campi

 

Riso nella pioggia

Riso nella pioggia

 

Oche-www-winki.it

 

A piedi con zainetto e poncho da pioggia, just in case, andiamo fino al bivio che scende al centro valle, per attraversarla e cercare di trovare il sentiero che dovrebbe salire verso il tempio.

Il tempio in cima alla montagna

Il tempio in cima alla montagna

Sembrava vicino il tempio in cima alla montagna

Sembrava vicino il tempio in cima alla montagna, vero?

 

Ci troviamo quindi ad attraversare il fiume che taglia la vallata tra campi di riso e foreste. Ecco cos’è il frastuono che sentiamo la sera: credevo fosse il mare. Mi sembrava strano sognare le onde e sentirle solo dopo qualche giorno che ci siamo allontanati dalla costa.

La passeggiata è davvero spettacolare, e una volta passato il vecchio ponte e fotografato un pescatore appollaiato in lontananza su un sasso su una sponda, ci ritroviamo a salire sull’altra parte della valle. Guardate la foto del pescatore ma soprattutto l’acqua e ditemi se notate una leggera differnza con quell’altra sotto scattata durante il ritorno dopo la pioggia. 🙂

Il ponte

Il ponte

 

Il pescatore di Sidemen

Il pescatore di Sidemen

 

Raggiungiamo il villaggio e ci divertiamo a curiosare tra le case seguiti dagli sguardi dei pochi locali…Da lì però non si passa. Dobbiamo tornare indietro e proseguire sulla strada principale. Come se fosse facile chiedere indicazioni, ma soprattutto capire le risposte in bahasa.

Il gallo di Sidemen

Il gallo di Sidemen

 

Local people

Local people

 

Raggiungiamo dopo qualche chilometro un warung molto invitante, sembrerebbe il posto ideale per un pranzetto tipico. Chiediamo al proprietario indicazioni e ci dice di tornare indietro perchè abbiamo lisciato il bivio, poco visibile, che sale al tempio.

Troviamo il sentiero a gradoni che sale in mezzo alla foresta e passo dopo passo respirando profondamente cominciamo a salire.

-www-winki.it

Incrociamo un anziano che ci saluta sorridento con i denti che gli sono rimasti. Proseguiamo per un’altra mezzora credo, fino a raggiungere un tempio che non ci aspettavamo. Chiediamo in silenzio il permesso di essere accolti e ci concediamo una visita solitaria ad un luogo sacro e deserto. Restiamo in contemplazione un po’.
Poi ci sediamo in meditazione e la vocina interiore mi dice che da lì sarebbe stato difficile proseguire, anzi mi dice di tornare indietro. Non vedo esattamente la ragione per cui tornare, ma ho imparato a fidarmi di lei. Non dico ad Elena chiaramente cosa ho sentito, ma le chiedo di fare lo stesso, e di provare ad ascoltare le sue sensazioni per vedere se è il caso di proseguire o meno.

Decidiamo di andare avanti per un po’, ma subito il sentiero si fa ripido e si arrampica nella vegetazione fitta. Per di più il terreno è umido e scivoloso… e non è il massimo salire senza vedere dove si mettono i piedi. Quindi dopo le prime scivolate, senza cadute per fortuna, decidiamo di tornare indietro. Il tempio in cima alla montagna è ben protetto, il chè lo rende ancora più appetibile, ma non oggi…

Tempio di Sideman

Tempio di Sideman a metà montagna

 

Nel tempio a metà montagna-www-winki.it

Il tempio a metà montagna di Sidemen-www-winki.it

Tempio dall'alto-www-winki.it

 

Bisognerebbe sempre ascoltare la voce interiore: sereni e soddisfatti ripassiamo davanti l’altro tempio rallegrati che il piano b, il pranzo al warung, è molto più fattibile e a portata di mano.

Altro che piano b! il warung Uma Anyar è uno dei miglior posti dove abbia mangiato a Bali. Poi la compagnia splendida, la cortesia del giovane proprietario e la moglie, e lo scenario mozzafiato che godevamo dal tavolo sulla terrazza con vista a valle, hanno fatto il resto… Diciamo ciliegina sulla torta della nostra settimana qui.

Il pranzo delizioso al warung Uma Anyar

Il pranzo delizioso al warung Uma Anyar

 

La valle incantata vista dal warung

La valle incantata vista dal warung

 

Rice fields

Rice fields

 

Il fiume di Sidemen al ritorno

Il fiume di Sidemen al ritorno

 

Credo che un giorno tornerò a Sidemen, anche se purtroppo ho la sensazione che non la troverò uguale, e volevo condividere questa esperienza prima che il posto diventi un’altra versione di Ubud! Mi sono chiesto se anche io con i racconti possa influenzare questi processi, ma spero proprio di no… Quello che mi auguro è che chiunque decida di seguire le orme delle parole che metto giù possa farlo con cuore aperto e rispetto per il luoghi e le popolazioni locali. Selamat Datang Sidemen!! Terimakasih Baniak

Bali

Bali

 

 

Piccolo dizionario utile di viaggio:

Mi scusi? (scusa?) – Permisi

Mi sono perso – Saya tersesat

Dov’è l’hotel Bukit Artha? – … di mana?

Dov’è il mercato? – Pasar di mana?

Io parlo poco indonesiano – Saya bicara (pron. biciarà) sedikit bahasa Indonesia

Quanto costa quello? – Berapa harganya

Quanto costa questo? – Berapa harga ini?

Può per favore scrivermi il prezzo? – Tolong tulis harganya

Ok lo prendi – Saya beli ini

Grazie mille – Teramakasih banyak

Arriverderci – Sumpai jumpa

Tre consigli di viaggio che fanno bene al pianeta:

– Se non siete tipi che si organizzano il viaggio da soli potete sempre affidarvi ad una delle tante compagnie del settore turistico che supportano lo sviluppo sostenibile. Sono solitamente rispettose verso la natura, e attente alle ricadute economiche dei viaggi sulle comunità locali. Altrimenti potete divertirvi ad organizzarvi il viaggio chiedendovi e informandovi come viaggiare e soggiornare in modo sostenibile.

– Nei viaggi in auto e nelle camere d’albergo non fatevi “condizionare”, chiedetevi se magari aprendo due finestrini, o due finestre, potete avere un po’ di aria vera invece di quella condizionata. Oltre a fare male, anche per via dello sbalzo termico con l’ambiente esterno, dire no all’aria condizionata contribuisce a ridurre i consumi di carburante in viaggio e quelli elettrici nelle sistemazioni.

– Segliete sistemazioni possibilmente a gestione familiare, magari eco-oriented. Informatevi sui sistemi di raffreddamento, di illuminazione, lo smaltimento dei rifiuti, i materiali utilizzati, il cibo, la biancheria… Internet in questo caso è fonte preziosa di informazioni. Così contribuirete anche a creare una corrente di richiesta informazioni che automaticamente farà muovere le strutture ricettive in questa direzione. Come nel nostro caso i materiali del Bukit Artha, mi ha detto Komang essere tutti locali; niente aria condizionata, ma un’ottimo sistema di aerazione del tetto e un ventilator,e che non abbiamo mai usato, erano più che sufficienti.

L’acqua da bere è ancora un limite invece in molti posti: vedrei l’utilizzo di filtri di depurazione o al limite l’utilizzo di galloni d’acqua come racconto nell’articolo L’altra faccia di Bali, anche se poi da viaggiatori c’è sempre il dubbio sulla sicurezza dell’acqua. Per questo invece prometto a breve un’articolo sul kit pratico del viaggiatore.

La serie di articoli sull’Indonesia continuano nel prossimo articolo: Lombok – L’isola al Peperoncino