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Come guarire recuperando il proprio passato

Brian Weiss

Ancora una volta non un romanzo, non una favola, bensì una testimonianza accurata di un caso che ha cambiato la vita di un medico americano che si è aperto per forza di cose a una visione più completa della realtà.

La storia di Catherine, paziente del dottor Weiss, che durante le sue sedute di ipnosi oltre a rievocare ricordi di vite precedenti canalizza messaggi anche per lui. La cosa bella è che Catherine non è conscia di quei messaggi tanto meno si può ricordare qualcosa al suo risveglio, perché appunto durante le sedute si trova in uno stato di trance ipnotico. Con varie sedute il dottor Weiss, nonostante la sua iniziale incredulità, deve ammettere che sta capitando qualcosa di straordinario. I dettagli raccontati da Catherine sono troppo personali perché lei possa conoscerli nella vita reale, e poi lei non ha alcune legame con il medico, inizialmente, se non quello di essere una sua paziente.

Nel corso delle sedute il dottor Weiss si accorgerà che Catherine non è solo una paziente ma una porta per una nuova visione della vita. La conoscenza che emerge dalle sedute è troppo sconvolgente, semplice e veritiera per poter essere ignorata. Così nonostante il suo rigore scientifico, il dottor Weiss decide che quello che sta capitando a lui e Catherine è troppo importante per rimanere celato e riservato al segreto professionale, e sente che divulgando un messaggio universale, il bene che ne può scaturire e sicuramente più importante della regola della riservatezza professionale. Ciononostante per attenersi ad essa Brian Weiss cambierà i nomi dei personaggi a cominciare dal suo primo libro. Quindi Catherine nella vita reale ha un altro nome, ma questo non è importante… ciò che conta è la bellezza dei messaggi e la consapevolezza che emerge dal racconto.

Allo stesso modo grazie all’ipnosi regressiva, la sua paziente guarisce di volta in volta dai sintomi e disagi che l’hanno portata a decidere ad affidarsi proprio al dottor Weiss quando nessuna altra terapia tradizionale era riuscita ad aiutarla.

Davvero un bel libro che consiglio a chi vuole capirne di più sull’ipnosi regressiva, comprendere meglio il meccanismo universale della reincarnazione e apprendere di come si riesca a guarire nella vita attuale saldando i debiti con le vite passate, quello che in oriente chiamano semplicemente Karma.

L’autore: Brian Weiss, laureato alla Columbia University e alla Yale Medical School, ha diretto per anni il Dipartimento di psichiatria al Mount Sinai Medical Center di Miami. Attualmente dirige uno studio privato per la terapia regressiva e la psicoterapia spirituale, e tiene seminari a livello nazionale e internazionale, corsi e programmi di training. Un altro suo libro molto bello che ho letto è Molte vite, un solo amore, che prometto di recensire più avanti.

Qualche frammento del racconto:

«Trascorsero diciotto mesi di intensa psicoterapia: Catherine veniva a trovarmi una o due volte a settimana. Era una buona paziente, loquace, intuitiva e con un gran desiderio di guarire».

Durante quel periodo esaminammo i suoi sentimenti, i suoi pensieri e i suoi sogni. Riconoscere e individuare i propri comportamenti anomali le permise di intuire e di capire. Ricordava sempre più particolari significativi del suo passato come le assenze di suo padre spesso in viaggio per mare e, ogni tanto, le sue violente esplosioni per avere bevuto troppo. Capì molto di più sulla sua turbolenta relazione con Stuart, ed espresse in modo più appropriato la sua rabbia. Ero sicuro che sarebbe migliorata molto. I pazienti quasi sempre migliorano quando ricordano le influenze sgradevoli del loro passato, quando imparano a riconoscere e a correggere i modelli di comportamento inadatti e quando sviluppano vedute interiori considerando i loro problemi da una prospettiva più vasta e distaccata. Ma Catherine non era migliorata.

Attacchi di ansia e di panico la torturavano incessantemente. Gli incubi vivaci e ricorrenti continuavano, e lei era ancora atterrita dal buio, dall’acqua e dalla claustrofobia. Il suo sonno era ancora frammentario, percui non riposava. Aveva palpitazioni cardiache. Continuava a rifiutare ogni farmaco per la paura di ingerire pillole. Avevo l’impressione di trovarmi davanti a un muro e che, qualunque cosa facessi, quel muro sarebbe rimasto così alto che nessuno avrebbe potuto superarlo. Ma al mio senso di frustrazione si aggiunse una nuova forte decisione. In qualche modo dovevo aiutare Catherine. […]

Una volta ero riuscito a far regredire pazienti alla loro prima infanzia, fino ai due o tre anni, risvegliando così ricordi e traumi dimenticati che avevano sconvolto le loro vite. Ero sicuro che l’ipnosi avrebbe aiutato Catherine.

Dissi a Catherine di sdraiarsi sul lettino con gli occhi chiusi e la testa appoggiata a un piccolo cuscino. Dapprima ci concentrammo sul suo respiro. A ogni respirazione lei si liberava delle tensioni e delle ansie accumulate; a ogni inspirazione  si rilassava ancor più. Dopo alcuni minuti di questo esercizio le dissi di visualizzare i suoi muscoli che si rilassavano progressivamente, a cominciare dai muscoli del volto e delle mascelle, poi a quelli del collo, delle spalle, delle braccia, fino allo stomaco e ai muscoli delle gambe. Lei sentì tutto il suo corpo affondare sempre più nel lettino. […]

… la settimana successiva mi riferì che i sintomi erano rimasti gli stessi, gravi come sempre. Ne rimasi meravigliato. Non riuscivo a capire che cosa c’era che non andava. Era forse successo qualche cosa prima dei tre anni? Avevamo scoperto ragioni più che sufficienti per la sua paura di soffocare, dell’acqua, del buio, di sentirsi chiusa, e tuttavia le traumatizzanti paure e i sintomi, le ansie incontrollate turbavano ancora i suoi momenti di veglia. I suoi incubi erano paurosi come prima. Decisi di farla regredire ulteriormente.

Ipnotizzata, Catherine parlava in un lento e deliberato sussurro. Per questo potevo trascrivere con precisione le sue parole e ho potuto citarla letteralmente.

Pian piano la riportai all’età di due anni, ma non rievocò ricordi significativi. Le diedi istruzioni chiare e precise: “Regredisca fino all’età da cui derivano i suoi sintomi”. Ero del tutto impreparato a quel che avvenne allora.

“Vedo dei gradini bianchi che portano a un edificio, un grande edificio bianco con colonne, aperto sul davanti. Non vi sono portali. Indosso un abito lungo… un sacco di stoffa grezza… I capelli sono intrecciati, biondi e lunghi”.

Ero confuso. Non mi sentivo sicuro di ciò che succedeva. Le chiesi quanti anni avesse e come si chiamasse. “Aronda… Ho diciotto anni. Vedo un mercato davanti all’edificio. Vi sono delle ceste… Le ceste vengono portate sulle spalle. Viviamo in una valle…Non c’è acqua. L’anno è il 1863 prima di Cristo. La zona è nuda, calda, sabbiosa. C’è un pozzo, non vi sono fiumi. L’acqua viene dai monti.”

Quando ebbe riferito altri particolari topografici, le dissi di avanzare di qualche anno e dirmi quello che vedeva. […]

Io ero sbigottito. Mi sentivo un nodo allo stomaco, la stanza era fredda. Le sue rivelazioni e i suoi ricordi sembravano precisi. Lei non procedeva per tentativi. I nomi, le date, le vesti, gli alberi… percepiva tutto con grande esattezza. Che cosa stava succedendo? …». 

Altri frammenti:

«Nel mio studio meditando sulle ultime rivelazioni di Catherine, mi domandai che cosa i nostri primi Padri pensassero dell’affermazione che non tutti gli uomini sono uguali. La gente nasce con inclinazioni, capacità e poteri sviluppati in altre vite. “Ma infine raggiungeremo un punto in  cui saremo tutti uguali.” Sospettai che questo punto dovesse essere distante molte, moltissime vite.

Pensai al giovane Mozart e alle sue incredibili capacità. Era anche questo il risultato di facoltà anteriori? A quanto sembrava, noi ci portiamo dietro le doti come ci portiamo dietro i debiti».

«Coesistenza e armonia» le ricordai. Quando rispose, era la voce del Maestro poeta. Rabbrividii nell’udirlo ancora.

“Si” rispose. “Tutto deve essere in equilibrio. La natura è in equilibrio. Gli animali vivono in armonia. Gli uomini non hanno imparato a farlo. Continuano a distruggersi. Non c’è armonia, non pianificano ciò che fanno. Nella natura è diverso. La natura è equilibrata. La natura è energia e vita… e rinascita. Gli uomini distruggono soltanto. Distruggono la natura. Distruggono altri uomini. Infine distruggeranno se stessi.»

«“Vedo la luce.”

“La luce le dà energia?” chiesi.

“È come mettersi all’opera… è una rinascita.”

“Delle persone nella forma fisica, come possono sentire questa energia? Come possono imbattersi in essa ed essere ricaricate?»

“Per mezzo delle loro menti” rispose piano.

“Ma come raggiungono questo stato?”

“Devono essere in uno stato molto rilassato. Ci si può rinnovare attraverso la luce… attraverso la luce. Bisogna essere molto rilassati così da non spendere più energie, e rinnovare quelle che abbiamo. Quando si dorme, ci si rinnova nel profondo.”

Era nel suo stato superconscio, e io decisi di ampliare l’interrogatorio.

“Quante volte lei è rinata?” chiesi. “È sempre avvenuto qui, in questo ambiente, sulla Terra, o anche altrove?”

“No,” rispose “non sempre qui.”

“In quali altri piani, in quali altri luoghi lei va?”

“Non ho finito quello che devo fare qui. Non posso andare oltre finché non ho sperimentato tutto della vita, e non l’ho ancora fatto. Ci saranno molte vite… per mantenere tutte le promesse e pagare tutti i debiti dovuti.”

“Ma lei sta facendo progressi” osservai.

“Facciamo sempre progressi.”

“Quante volte ha vissuto sulla terra?”

“Ottantasei.”

“Ottantasei?”

“Si.”

“Le ricorda tutte?”

“Le ricordo quando è importante per me ricordarle.”

Noi avevamo sperimentato frammenti, o parte più estese, di dieci o dodici vite, e, ultimamente…».

Ci sono troppe parti belle e significative nel libro Molte vite, molti maestri che se dovessi riportarle tutte mi troverei a trascrivere l’intero libro. Fate prima a leggerlo e dirmi cosa ne pensate 🙂 Buona lettura e buona consapevolezza…

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