Nembro
dell’autore Graziano Murada
Ho incontrato un uomo, una bella persona, spensierato e riflessivo allo stesso tempo. Ho sentito subito che aveva una storia interessante da raccontare… non sapevo nulla di lui. Forse ben poco di più di quello che lui sapeva di me: “uno scrittore che arrivava dal mare a presentare a parlare di viaggi e dei suoi libri nella sua valle incantata: la Valtellina”.
Stavo facendo colazione il giorno seguente all’incontro splendido alla Libreria Il Faro, dove ho incontrato altre persone speciali che meriterebbero un racconto, ma non vorrei dilagare per una volta.
Eravamo nella tavernetta di pietra e legno di montagna del b&b Ca’ Murada ad Albosaggia e lui è apparso per bere il suo caffè. Era di casa, forse di più… L’ho capito dal rapporto che aveva con Claudia e Ivan, i proprietari, e anche qui dovrei raccontare un’altra storia di quelle che piacciono a noi, che ha come protagonista Giulia, la figlia, campionessa del mondo di sci alpinismo, ma non è questo il racconto di oggi, mi spiace.
La storia di oggi parla di un libro regalato dall’autore all’autore quasi come se non avesse un valore. Non ci conoscevamo, non che sia questo un limite per un dono spontaneo. Il fatto era che ho pensato che mi sarebbe toccato almeno darci un’occhiata.
Nel viaggio di ritorno, in treno due giorni dopo, mi sono detto comincio proprio da Nembro nonostante avessi due libri bellissimi che non vedevo l’ora di leggere, almeno mi sarei tolto la spina dolente, magari di castagna dato l’argomento. Il libro mi ha rapito fin dalle prime righe e mi ha portato in un viaggio nel viaggio, mi è piaciuto a tal punto che potrei trascrivere una parte per ogni capitolo…
«Avendo ormai i capelli grigi, segno del tempo che passa, la ragione, non sempre sinonimo di saggezza, riesca ad avere la meglio sull’istinto, per cui mi ritrovo, durante le mie ore trascorse a vagare, come un eremita nei boschi, a riflettere, pacatamente, ma non dall’alto, sulle bellezze che mi circondano e a cui sono profondamente legato.
La solitudine è come un fico maturo: può essere gustosa, amata e profumata, avere il sapore dei tramonti e esserti amica; se, invece, ti lasci annegare dentro la porzione amara e lattiginosa, che sa di mare in tempesta, può diventare tremenda nemica.
Dolce e pungente non ha vie di mezzo. La mia è, di questi tempi, alleata. Lascio che mi prenda per mano e diventi rifugio, viziando i miei pensieri, finalmente liberi di vagare in quel silenzio di cui è figlia.. una compagnia fedele di vagabondaggio che, a volte, illumina il percorso dei miei pensieri.
Frangenti di luce e ombre che si specchiano nella mia anima, come i giochi colorati che il sole si diverte a creare nei boschi a mezzodì. Se la sai cogliere si fa tenerezza, come muschio sotto le natiche stanche.
I rumori finalmente lasciano il posto ai suoni in un primordiale abbraccio della tua esistenza, rimettendo nei giusti meandri della coscienza il tuo quotidiano.
Un battesimo dell’anima che si rinnova tra foreste care e borghi suggestivi. Con l’animo leggero posso ammirare, con obiettività, il quadro che mi cinge.
Ma ora è giunto il tempo del domani, di seminare, non più la nostalgia, ma la speranza. Perché tutto quello che è stato buttato, per inseguire sogni nuovi, riprenda a fiorire.
Perché l’oggi ha bisogno di bellezza e come scrisse Platone “la bellezza, una volta che è, è per sempre”. »
Ditemi se questa non è poesia? Una scrittura pulita, precisa, soave che porta alla mente paesaggi incantati quasi dimenticati ma ancora vivi… Le sue parole arrivano al cuore e sembrano essere tutte parte di un ordine naturale come la disposizione delle foglie cadute in un bosco.
All’inizio un po’ malinconico, ma se non liberiamo le emozioni non le possiamo trasformare, e poi un po’ di sana malinconia in una serata d’autunno accanto al camino ci sta pure.
Mi ha fatto venire una gran voglia di tornare in quella valle e farmi accompagnare a Nembro.
Non solo i sapori e i racconti che sono gli stessi che ho sempre amato. Sono quelle che da bambino e poi crescendo mi hanno fatto sognare di vivere in una baita di pietra e legno sperduta tra i monti, poi il richiamo del mare ha avuto il sopravvento, ma non dimentico certo il fascino della montagna, e quando posso mi reco dove volano le aquile.
«Se la voglia di usare l’acqua per l’igiene era scarsa, inversamente proporzionale era la brama di poterci con questa divertire. Non vi era caldo, freddo, pioggia che potesse impedire la ricreazione con l’acqua. Eravamo fortunati rispetto alle generazioni attuali, che possono giocare e scoprire il fascino di questi giochi solo al mare o al lago. Così, se pur con la fatica di dover trasportare secchi che traboccavano d’acqua a forza di braccia, abbiamo imparato, senza nessuna lezione scolastica o di qualche associazione ambientalista, il valore dell’acqua e l’importanza che riveste nella vita quotidiana.»
Graziano ha raccolto nella poesia dei suoi racconti un inno ai valori autentici, la voglia di ri-prendere spunto dal passato per contribuire a un presente e a un futuro più naturale. Le storie che racconta sono anche colme di perle di saggezza e di messaggi non solo tra le righe: «La pendenza dei prati e il carico di rugiada che a notte aveva deposto sui fiori alpini, trasformava questi piani inclinati in stupende piste scivolose, dove, o con i piedi, oppure con un cartone sotto i glutei, si gareggiava scivolando a valle. Ripetuti ruzzoloni rinforzavano la nostra muscolatura, trasformandoci in acrobati della caduta. Oggi sorrido quando sento le mamme ai giardinetti pubblici dire ai bimbi di non correre e non sudare. Cosa mi hai portato a fare nel parco se mi è proibito correre? Eppure nell’era moderna ai cuccioli d’uomo è vietato comportarsi da bimbo. Non è concesso gettarsi dentro le pozzanghere, saltare dai muretti, arrampicare sugli alberi. L’uomo è oramai l’unico animale che non è più in grado di crescere i propri piccoli rendendoli consapevoli dei pericoli. Così da adulti, al primo momento di difficoltà, sono impreparati ad affrontare la vita.»
«Oggi nell’era di internet conosciamo luoghi lontani migliaia di chilometri, ma non consociamo i luoghi fuori casa. Così come padroneggiano il pensiero del popolo dei blogger, non ci interessa il pensiero di chi abita di fronte. La modernità ha reso vicino mondi , luoghi, persone lontane e ha reso distanti mondi, luoghi, persone che ti passano accanto. Ci chiudiamo nelle nostre case, alle quali aggiunto la recinzione di ferro battuto e siepi alte per non essere visti.
Un tempo in montagna non vi era l’usanza di nascondere alla vista l’uscio di casa, tutto attorno era libero, quasi ad invitare il vicino ad entrare e non solo in caso di necessità. La famiglia come primo gradino di una comunità più ampia che diventava umanesimo solidale.»
Che dire, un libro che consiglio di leggere agli amanti della montagna, della natura e dalle vita. Magari con una colonna musicale adeguata, mentre trascrivevo le righe di Graziano ho scovato una canzona di Nicolò Fabi che non conoscevo che calza a pennello – Filosofia Agricola – e in questo istante sempre sua: La Bellezza che precede di un istante le parole di Nembro che mi sento di condividere anche se scritte dall’intellettuale tedesco Lehmann nel 1797: “Il paese di Valtellina è indubbiamente una delle più belle e senza contraddizione la più fruttifera valle della Svizzera. Io non esagero minimamente quando affermo che essa è un piccolo Paradiso, e perlomeno l’assaggio, l’ingresso della paradisiaca Italia.”
Grazie Graziano per il dono e per la tua poesia ricca di magia e grazie Emma per esser stata il tramite involontario di questo incontro. Namasté.
Il libro Nembro di Graziano Murada non è in vendita on line, quindi per dare ancora più valore a una chicca del genere mi sentirei di suggerirvi di scrivere all’autore direttamente, magari vi spedisce una copia autografata e si convince a scriverne un altro visto che mi ha garantito che questo è e sarà il suo primo ed unico libro. But you never know!
Scrivete a agmurada@fondazionefojanini.it e salutatemelo :).