Eccovi la terza parte dell’articolo del viaggio alle Isole Cook.
Ci si abitua in fretta a star bene alle Isole Cook. A Rarotonga lo stile di vita è davvero rilassato e la gente è sempre sorridente, disponibile e cordiale. La musica è parte integrante della cultura e la radio locale che trasmette sugli 88 fm devo dire ci piace paracchio. Dal raggae, al soul al blues, e al folk locale ci tiene compagnia quando giriamo per l’isola, soprattutto nella parte più vicina ad Avarua. Perchè le varie volte che ci siamo aggirati verso la parte sud dell’isola abbiamo perso il segnale.
Le percussioni e l’ukulele sono gli strumenti maggiormente usati nella musica locale oltre ai canti in lingua maori delle Cook. E guarda caso, senza saperlo e aver considerato di venire qua, circa quattro mesi fa ho acquistato a Sydney un piccolo ukulele che piano piano sto cominciando a capire. Pensavo che avendo un po’ di dimestichezza con la chitarra mi avrebbe aiutato, invece a quanto pare mi è toccato ricominciare da capo. Bene al Edge Water, dove siamo alloggiati, uno dei due ragazzi davvero simpatici che gesticono le attività, oggi proponeva lezione di ukulele. Ci ha fatto vedere gli ukulele locali, costruiti in modo diverso rispetto a quelli che conoscevo. E con semplicità e naturalezza ci ha spiegato le basi. Ora non vi starò a riproporre la lezione, ma devo dire che mi è servita davvero. A quanto pare il trucco fondamentale dopo aver imparato gli accordi di base e quello di sorridere mentre suoni. A dire il vero qui è la regola numero uno per qualsiasi cosa.
Sulla scia della curiosità esercitata dall’ukulele ci siamo lanciati alla ricerca di un costruttore. E diretti a sud, scendendo sulla costa ovest, abbiamo parcheggiato sulla strada principale e seguito le indicazioni “Ukulele for sale” e abbiamo trovato uno dei costruttori. Ovviamente anche lui simpatico e disponibile, originario di Tahiti, ci ha spiegato il tipo di legno usato, in breve come si costruisce e I vari modelli. Davvero interessante, se volete c’è anche la possibilità di costruirvi il vostro ukulele sotto la sua guida in una giornata partendo da un pezzo di legno semilavorato da lui, oppure in un paio di giorni partendo da zero. Questa sotto e la foto dell’insegna che rimane a un paio di kilometri sulla sinistra passata la stazione di polizia (sulla destra invece). Ce ne sono altri di costruttori locali, magari sarebbe ideale visitarne alcuni prima di decidere quale scegliere. I prezzi sono più con modesti con un centinaio di dollari neozelandesi (circa 60-70 euro) ci si può portare a casa un bello strumento musicale, e che lo suoniate a no è anche un bel pezzo di artigianato locale autentico e non finto da negozietto per turisti.
Merita una vita anche la Cook Islands Library and Museum. Oltre ad alcuni libri locali, è raccontata una parte della storia e della vita locale. Non vi aspettate un museo vero e proprio perchè la parte dove sono raccolte le opere è uno stanzone grande. Avevo visto più reperti in una delle mie fortunate visite al Museo delle Culture Extra Europee Dinz Rialto a Rimini, non esagero la più bella ed emozionante collezione che abbia mai visto, dal mio punto di interesse meglio del Museo Egizio e del Louvre, non esagero. Tre piani di collezione divise in Africa Nera, Culture Precolombiane e Oceania appunto. Avevo anche fatto uno studio e un progetto per scoprire come mai un tesoro di quella portata fosse totalmente sconosciuto e nemmeno i riminesi avessero idea che esistesse. Non vi starò a raccontare la faccenda ma se qualcuno avesse idea di dove sono finiti tutti quei reperti dopo la chiusura del Museo nella Rocca Malatestiana di Rimini, se mi scrive una email ne sarei più che felice.
Tornando al Museo di Avarua alcune foto e oggetti sono davvero interessanti ma ancora una volta ciò che apprezzo di più è il contatto umano. La gentile responsabile, Jean se non ricordo male, dopo averci spiegato che molti degli oggetti esposti non è possibile fotograrli perchè di proprietà privata, si è rivelata davvero disponibile. Alla fine mi sono convinto che ne valga una pena la visita anche solo per supportare la comunità locale, a quanto pare il governo è completamente disintiressato alla questione, e l’unico modo per preservare una parte dei reperti e fare sì che il museo resti aperto e grazie ai quei simbolaci cinque dollari neozelandesi chiesti per il biglietto d’ingresso. Una cosa davvero bella è la canoa originale che è esposta all’esterno sotto la veranda dell’edificio. Mi fa venire voglia di chiederla in prestito per raggiungere le altre isole.
Ieri ci è capitata una di quelle cose che mi capitano durante i viaggi, e chi mi segue oramai ci è abiutato, anche se a volte faccio fatica a crederci io stesso. Ho trovato una chiamata da un numero sconosciuto sul cellulare, ora il mio numero locale c’è l’avranno si e no tre persone sull’isola. Ho richiamato ma nessuna risposta. Oggi ricevo una chiamata dal possessero del numero e scopro che questo Lenny mi sta chiamando perchè ha trovato la mia chiamata. Provo a spiegargli di averlo chiamato dopo aver trovato la sua di chiamata, e per farla breve decidiamo di incontrarci. Così dopo aver incontrato a colazione Lenny, una persona davvero spettacolare, originario della Nuova Zelanda, come molti qua, decidiamo di andarlo a vedere suonare dal vivo la sera questa sera. Lui organizza escursioni a piedi attraverso l’isola e devo dire che la faccenda ci attira molto, ma per via del tempo, non ci sono le condizioni ideali, magari quando torneremo da Aitutaki e Atiu potrebbe portarci con lui.
Quindi al tramonto ci rechiamo al Castaway dove lui suona ogni giovedì e prima della sua esibizione ci presenta Paul il proprietario. Originario di Christchurch ha rilevato il resort e gli ha cambiato nome, bella trovata soprattutto perchè abbiamo la fortuna e l’onore di conoscere il famoso Wilson, il pallone da pallavolo con cui parlava Tom Hanks nell’omonimo film a cui è stato dedicato il resort. Un fine giornata da copione, musica dal vivo sulla spiaggia, sotto la veranda del bar mentre una leggera pioggerellina, che non disdegniamo assolutamente, ci rinfresca un po’. Una birra, due chiacchiere con altri attendenti,e prima di andare conosciamo meglio Paul. Ora non vi sto a raccontare la storia nonostante interessante, ma a parte che sua figlia è un top model, cosa che ha noi non è che ci sconvolga la vita, ma apprezziamo l’orgoglio di padre, la tua dritta per il giorno dopo è il suo piatto preferito sull’isola. Addirittura!
Così il giorno dopo andiamo alla ricerca del Mooring dove la proprietaria, Gill, a quanto pare prepara l’insata di mahi mahi più buona del Pacifico. Cucinando da un vita, non mi scompongo mai prima di aver assaggiato un piatto per quanto decantato. Spesso ho riscontrato in molti piatti, nonostante un’eccellente tecnica, l’assenza dell’ingrediente fondamentale per la preparazione del buon cibo: l’amore nel realizzarlo. Ora dopo una breve attesa devo dire che quello che si è presentato ai nostri occhi, subito dopo al nostro olfatto prima di arrivare al palato, è stato qualcosa di davvero delizioso. Quattro filetti di mahi mahi, pescato dal marito, impanati in pane grattuggiato fatto in casa, sopra un letto di insalata mista di produzione locale con una salsa tipo chutney al mango e peporoncino. Come direbbe un mio caro amico: che ve lo dico a fare?! Il Mooring è accanto all’interno del fish club nella parte est sud-est dell’isola vicino a Muri Beach e alla Muri Lagoon. Per i surfisti esperti che si trovano a passare da queste parti proprio lì davanti c’è l’Avana Pass, ma consiglio vivamente oltre ai calzari, di chiedere bene a qualche locale prima di avventurarsi la fuori, la corrente soprattutto con la marea uscente e maraggiate di una certa dimensione può essere pericolosa.
Del surf a Ratotonga e nelle Isole Cook vi parlerò nel prossimo articolo dedicato… così finalmente anche gli amici surfisti saranno soddisfatti. I see you later…