Nuova Zelanda

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Ritorno ad Aotearoa

Aotearoa significa “Terra della grande nuvola bianca” ed è il nome originario con cui i maori chiamavano e chiamano tutt’ora la Nuova Zelanda.
Il titolo dell’articolo “ritorno” l’ho scelto per ricordare il viaggio speciale che mi ha condotto in questo paese per la prima volta, durante la scrittura della parte finale di No Destination, il mio terzo libro.
Non nascondo la simpatia e l’interesse verso il popolo nativo su cui vorrei saperne di più e, nell’attesa di un incontro speciale, ci tenevo a proseguire la storia del viaggio in Nuova Zelanda cominciato con Auckland in 24 h. Sono in compagnia di una amica molto speciale – Giorgia – che si trova qui in visita a Jeremy Cloarke, uno dei più bravi suonatori di didjeridoo del globo, nonché nostro amico comune.

 

Winki, Giorgia e Blue la Station Wagon - courtesy by Alternative Car Rental - Auckland

Winki, Giorgia e Blue la Station Wagon – courtesy by Alternative Car Rental – Auckland

 

On the road

On the road

 

Dopo qualche giorno ad Auckland, sia io che Giorgia, sentivamo la necessità di immergerci nella natura e, con la scusa di rivedere alcuni miei amici, abbiamo cominciato il nostro viaggio circolare verso la costa est dell’Isola del Nord: “Te Ika a Maui”, come viene chiamata dai maori.
A bordo della station wagon a noleggio ci siamo diretti a Maraetai ed abbiamo avuto il primo contatto con l’Oceano Pacifico andando a passeggiare lungo una delle baie che affacciano sul Tamaki Strait.

Acqua calma come quella di un lago ed inaspettatamente calda. È anche vero che l’altra volta sono stato qua verso fine Maggio / primi di Giugno, quindi inizi inverno, mentre ora dovrebbe essere estate. “Dovrebbe”… perché ho capito che il clima è simile a quello di alcune parti dell’Australia: cioè può tranquillamente fare più stagioni in un giorno.
Un passeggiata meravigliosa che ci riporta nuovamente nella natura. Alcuni alberi si sporgono ben oltre il margine della scogliera che in alcuni punti è a strapiombo.

Incontriamo due capre legate con la catena alle rispettive cucce di cane e qualche campeggiatore che si accinge a prepararsi per la notte in un camp ground di cui costeggiamo la recinzione.
Decidiamo di dormire in zona e ci concediamo una cenetta all’aperto con tanto di vino rosso locale acquistato per l’occasione. In fondo è la serata di luna piena e anche se la tradizione “della mia tribù” mi vede digiunare, decidiamo che è il caso di festeggiare, sia la nostra prima notte on the road, che per la luna magica.
Il mattino seguente ci mettiamo in strada verso la Coramandel Peninsula fermandoci dopo un po’ in un’altra baia nel mezzo di un villaggetto, dove un allenatore di rugby grida a quelli della sua squadra per incitarli.

Ah, non l’ho precisato, ovvio che chi mi segue da un po’ avrà capito che abbiamo dormito in macchina, altrimenti per quale motivo avrei preso una station wagon secondo voi?!?
Colazione e sosta vicino alle classiche toilette pubbliche che anche in Nuova Zelanda, come in Australia, sono pulite, aperte al pubblico e diffuse per il paese.

 

Marateai

Marateai

 

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La capra e la cuccia

 

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The Dreaming Tree

 

Quando arriviamo nella zona della Coramandel Forest i nostri cuori si aprono al verde predominante nella foresta nativa; non che prima fosse grigio ma è come se la vegetazione davvero antica avesse un colore ed una luminosità più intensi. Circondati da magia pura, tra le curve della penisola montagnosa, ci dirigiamo verso una delle nostre tappe fondamentali di questa prima parte del viaggio: l’Hot Water Beach.
Durante la guida riscopro la sensazione predominante che mi ha accompagnato anche durante l’altro viaggio, nonostante sia un’isola e nonostante spesso costeggiamo il mare: quel tipo di verde mi fa pensare alle Alpi. Meraviglioso ancora una volta: spiagge meravigliose e mare azzurro da una parte e prati verdi, abeti e mucche dall’altra.
Facciamo una sosta nel grazioso paesino di Tairua; sono stato da queste parti già nell’altro viaggio nella Terra dei Kiwi, che è l’uccello tipico della Nuova Zelanda, icona della nazione e di cui vi racconterò più avanti nel dettaglio perché la sua storia è davvero interessante. Kiwi è anche il nome con cui i neozelandesi vengono chiamati dagli australiani (invece aussie) ma con cui anche si autodefiniscono allegramente.

Tornando a noi ed alla sosta a Tairua, un caffè in un grazioso bar nella via principale diventerà occasione per un incontro speciale. Una di quelle cose per cui i miei amici surfisti cominciano a raddrizzare le antenne quando capiscono che sto per anticipare qualcosa del genere. Alla ricerca di un tail pad, che per i non esperti è un antiscivolo adesivo che si applica nella parte posteriore della tavola da surf dove appoggiare il piede posteriore facciamo un incontro speciale. Intanto scopriamo che non esiste un vero e proprio surf shop ma che Grant, lo shaper (costruttore di tavole) locale, espone e vende le sue tavole, altre nuove e usate, accessori e mute nel suo edificio a piano terra che in attesa di essere affittato ha deciso di trasformare in una specie di show room. Oltre all’attrezzatura surf, ospita un amico che espone invece manufatti in legno davvero ben rifiniti e se non fosse perché sono già carico, mi sarei volentieri regalato un’aquila intarsiata, che è uno dei miei animali preferiti.
La nostra sosta si prolungherà per un paio d’ore e, oltre ad aver conosciuto due persone speciali, usciamo dal “negozio” con il pad che cercavo ad un prezzo davvero economico, un sacco di carta di quelli per la farina pieno di pomodori dell’orto di Grant ed uva che abbiamo raccolto assieme dalla vite del vicino. Fantastico!
Ah, per i surfisti è la persona da contattare se venite qua in zona: è stato davvero gentile e fonte di preziose informazioni su spot, sia su questa costa che sull’altra.

 

Grant a Tairua

Grant a Tairua

 

Buono caffe

Buono caffè

 

Tairua coffee shop

Tairua coffee shop

 

L’Hot Spring Beach è un’esperienza che da sola vale la gita in Nuova Zelanda; ora non vorrei esagerare, ma immaginate una spiaggia selvaggia dove se sapete dove scavare con una pala, potete trovare sorgenti di acqua calda sulla riva dell’Oceano.

Non sto scherzando: penso che sia una cosa unica al mondo, non ho mai sentito nulla del genere. Sono già stato in questa quattro anni fa, sempre in quel famoso viaggio in cui ho scritto No Destination, e con An, la mia compagna di viaggio e non solo, avevamo proprio intenzione di scoprire dove fossero le sorgenti termali. Solo che in quell’occasione non siamo riusciti a trovarle. Le poche persone che abbiamo incontrato ci dicevano di scavare in spiaggia ma vorrei vedere voi a capire dove scavare in una spiaggia lunga forse due chilometri. “Ma si dai, lì al centro, a metà spiaggia!” certo, infatti non le abbiamo trovate.
Questa volta era diverso: non solo abbiamo trovato un parcheggio più facilmente accessibile ma c’era talmente tanta gente che tornava dalla spiaggia con asciugamani che ci è bastato guardare in spiaggia per scorgere in lontananza le presunte pozze.
Nonostante immaginassi di trovare un posto del genere in solitaria, è stato davvero divertente socializzare nelle pozze con le altre persone ed abbiamo conosciuto un tipo con una gamba finta che era davvero forte. Mi detto che fa surf, bodyboard ora, e mi ha raccontato di un sacco di posti dove ha surfato. Poi mi ha anche detto che la gamba gliel’aveva mangiata un coccodrillo e, anche se non ci ho creduto neanche per un secondo, ci siamo fatti una bella risata quando mi ha confessato che non era vero. Giorgia era nella pozza accanto con sua figlia grande e la nipotina. Che spettacolo di posto! Potete immaginare acqua bollente a due passi dalla riva del mare? Sicuramente un posto che apprezzerei magari più in inverno, dopo il surf od un bagno freddo. E, in una giornata come questa in cui faceva caldo, ero già bollito dal sole e ho cercato di stare in una pozza meno calda.
Più scavi con la pala, che non ho capito dove la maggior parte di quelli che erano lì hanno recuperato, penso che le affittino da qualche parte, più scavi e più l’acqua calda riempie la pozza. Solo che a volte se scavi troppo l’acqua diventa talmente calda che ti ustioni. Che ridere ho visto gente in proprio sul bagno asciuga che ballava il tip tap a suon di “ouch!! ouch!!” e non contento dell’esperienza visiva o voluto toccare con piede. Sembravo Asterix dopo aver assunto la porzione magica di Paronamix, per fortuna il mare era proprio lì e mi è bastato un salto un po’ più lungo per stemperare i piedi.

 

Hot Water Beach

Hot Water Beach

 

In un posto così magico la tentazione di restare stanotte e fare il bagno con la luna ancora piena è davvero forte. A quanto pare però, dopo la telefonata fatta a Karen, la madre di Karl, un mio caro amico kiwi che vive in Western Australia, non abbiamo scelta: non possiamo rifiutare l’invito alla festa di compleanno di Richard, suo marito, che sarebbe cominciata entro qualche ora.

Così siamo tornati on the road e attraverso paesaggi meravigliosi siamo scesi lungo la costa verso Tauranga. Anche questa parte di strada l’ho già percorsa, ma sono contento di fare da guida alla mia amica, e rivedere gli stessi scenari verdi che tanto mi avevano tanto affascinato l’altra volta. Un forte contrasto però, ma mano che lasciamo la Coramandel Peninsula la foresta nativa lascia il posto a piantagioni di pini intensive. Appare scontato come le prime siano state soppiantate dalle seconde, che ciclicamente vengono rase al suolo, senza un criterio di selezione. Il legno se gestito in maniera sostenibile è davvero una fonte rinnovabile eccellente, ma chissà perché la vocina interiore mi dice che c’è qualcosa che non torna qui. E poi vedere questi tratti di montagne intere violentati con tutti gli alberi tagliati mi crea una certa tristezza.

 

Coramandel Peninsula

Coramandel Peninsula

 

Voglio saperne di più e cercherò informazioni in proposito. Kareeeennnn!!! Stiamo arrivando!! non vedo davvero l’ora di rivederla e di farla conoscere a Giorgia. L’ultima volta che l’ho vista è stato al compleanno di Karl tre anni fa a Margaret River quando ho cucinato per loro.
Il sole comincia a scendere verso il mare e tra poco ci siamo, anche se ha cambiato casa dall’ultima volta dovremmo trovarli facilmente…

 

Box letter

Box letter

 

Continua… il viaggio nel verde, tra le meraviglie della Nuova Zelanda.