
Ad aprire la serata di venerdì del DidjdinOz Fest è stato un personaggio unico e indescrivibile: Dubravko Lapaine, Croato, una tecnica che si allontana da quelle dei suonatori tradizionali per varcare la soglia di suoni che sembrano provenire da altre galassie. Ho avuto il piacere di incontrarlo e trascorrere qualche giorno insieme durante la partecipazione all’edizione invernale del Festival. Fiorino ci aveva alloggiato nello stesso agriturismo e ho intuito una personalità carismatica, ma allo stesso modo molto pacata ed equilibrata. Sul palco, nonostante sembri in meditazione yoga, esprime una potenza di suono e melodie mai sentite. Vi invito a cercarlo su youtube per capire di cosa sto parlando e guardare il video pubblicato sulla home del sito del festival www.didjinOz.com
http://www.youtube.com/watch?v=7vuurF1xDgA
Il palco illuminato con una coreografia che andava oltre le mie aspettative e la piazza all’interno della Rocca gremita di gente hanno fatto da contorno a questo inizio serata che è proseguita con un’altra esibizione alquanto singolare: Zelim & Yshra. Un duo eccentrico, tribale e molto, molto, particolare. Entrambi francesi, lui suonatore di didjeridoo, virtuoso di strumenti etnici dal berimbao brasiliano, alla senza dello Zimbawe, al daf e al tambur iraniani; lei danzatrice del vento, perché dire del “ventre” sarebbe riduttivo, ho scoperto che la sua danza si chiama tribal fusion dance. Uno spettacolo multi-etnico di singolare bellezza e coinvolgimento.
È arrivato poi, finalmente, il momento tanto atteso… e i miei amici aborigeni si sono ritrovati sul palco per un momento che aspettavano da tanto. Vi posso assicurare che non vedevano l’ora di esibirsi. Ci provano davvero gusto e si divertono. Nonostante la loro serata clou fosse l’indomani ci siamo messi d’accordo con Fiorino e Jeremy (Cloake) per farli esibire appunto anche con quest’ultimo.
Così nell’atmosfera magica della Rocca, il palco con lo sfondo nero e varie immagine tribali illuminate e colorate è cominciato uno spettacolo nello spettacolo.
Jeremy prima da solo, poi accompagnato da Josh con Didj e poi da Bill, una volta canguro, una volta emú e poi dingo, e ancora aquila… poi anche Josh si è unito alla danza e una parte del pubblico si è alzata in piedi per ballare a sua volta. Una melodia e un ritmo ancestrale e irresistibile.
La cosa più bella è che ogni volta è diverso con loro: non c’è un copione, non una scaletta, e più che improvvisazione direi che sono guidati dalla mano invisibile del Grande Spirito… se non ci credete avreste dovuto vederli dal vivo.
Solo la sera dopo – comunque – l’atmosfera che si è ricreata durante il loro spettacolo è stata qualcosa al di fuori dal tempo e dallo spazio.
Questa volta, ahimé, non solo mi toccava fare da presentatore e interlocutore con Bill durante la presentazione della sua Gente, la sua tribù, ma sono stato prescelto senza possibilità di fuga per esibirmi con loro durante la danza cerimoniale della narrazione… non era la prima volta che Bill mi fregava così 🙂 e me lo dovevo aspettare. Ho cercato invano di spiegargli che non potevo danzare e presentare nello stesso tempo, non avrei avuto il tempo materiale per cambiarmi. La sua soluzione qual è stata? Avrei presentato già vestito, o meglio svestito, per lo spettacolo. Non ci potevo credere. Ripeto: non mi hanno dato scelta.
La cosa bella era che non ero emozionato, almeno non quel tipo di emozione che ti fa sentire goffo o fuori luogo. Era come se avessi partecipato alla danza migliaia di volte… e forse è così, forse l’occhio lungo di Bill, che “vede avanti e indietro nel tempo” sapeva che non avrei avuto problemi.
Così ancora una volta senza aver provato neanche una volta è cominciato lo spettacolo. Non vi racconto come ero vestito, tanto lo vedrete dalle foto, ma vi assicuro che la cerimonia della pittura, quando ho avuto l’onore di ricevere i colori sacri è stata davvero toccante. Mi sentivo come un guerriero protetto a cui viene affidata una missione speciale, il mio timore iniziale di non essere all’altezza è svanito mentre Bill e Josh mi pitturavano.
Poi una volta sul palco mi è sembrato tutto tremendamente naturale. Non ero sul palco ero in mezzo nel bush, la vegetazione tipica australiana, prima a caccia, poi a cucinare la cena, appena procurata, sul fuoco acceso con il metodo tradizionale, per poi dormirci accanto, mentre aspettavo ignaro lo Spirito del Tempo del Sogno che mi faceva visita per raccontarmi la storia della Creazione…
Abbiamo poi danzato, Josh ha suonato magistralmente per quaranta minuti buoni quasi senza interruzione, poi Bill alla fine del nostro spettacolo ha chiamato in scena cinque ragazzi e cinque ragazze e naturalmente io ero tra questi. Senza aver mai neanche mai visto lontanamente una danza tribale aborigena, Bill pretendeva, come suo solito, che tutti lo seguissero a ritmo di musica, incredibile alla fine non è venuta fiori neanche una cosa terribile. E se proprio non potete resistere alla curiosità al fondo della articolo trovere il link per il video :).






L’umorismo è stato comunque il filo conduttore della serata, poi sono stato invitato a presentare “La Baia della Luna” sul palco, anche qui tutto improvvisato con il gentile supporto di un presentatore d’eccezione: Marco Bartolini, presidente della Scuola di Musica Popolare di Forlimpopoli.
Ha chiuso la serata lo spettacolo di Ganga Giri, uno dei più famosi e innovativi suonatori di didjeridoo australiani nel mondo. Il suo stile unisce l’innovazione tecnologica della musica elettronica con i suoni tradizionali, lo definirei un ricercatore del suono. Pensate che il giorno prima mi mostrava il video di uno dei suoi ultimi progetti musicali in cui suonava in una grotta di un monastero di Bali con cinquanta monaci che lo accompagnavano con gli strumenti più diversi. Una cosa incredibile.
Il suo spettacolo è stato degno della sua fama, poi in chiusura ha chiamato sul palco Bill e Josh, che hanno continuato a danzare e suonare, e hanno coinvolto nuovamente il sottoscritto più tutti quelli che volevano salire sul palco a danzare. Il festival si è chiuso come una serata ad un party con tutta la gente che ballava. Bis dopo, bis, dopo bis…
http://www.youtube.com/watch?v=2rBQfeS9mtA
Il giorno seguente Fiorino ci aveva organizzato un workshop sulla costruzione degli utensili tradizionali aborigeni dei Wardandi. Si sa che con Bill e Josh nulla è programmato, così il workshop si è esteso, vista la maggioranza di presenze femminili, alla storia e alla tecniche di danza cerimoniale… ci siamo ritrovati ancora una volta a danzare, questa volta su una della torrette della Rocca, sospesi nel cielo. «Ma quanto ballano questi aborigeni?» ho chiesto a Bill in tono un po’ scherzoso. Il mio compito durante il workshop era quello di fare emergere curiosità e informazioni per noi oramai scontate, ma molto interessanti per un pubblico nuovo. Ebbene Bill ha raccontato di queste ricorrenze un paio di volte all’anno in cui ballano alternandosi per quattro giorni e quattro notti: le chiamano gathering in inglese, se non erro, il nome aborigeno me lo sono scordato scusate. Ora si spiega da dove prenda queste energie… oltre da una fonte di energia alternativa 🙂 (spirituale intendo). Le ragazze mi hanno chiesto quanti anni avesse Bill, e io ho tradotto la domanda per lui. Ogni volta che qualcuno gli chiede l’età lui risponde in modo diverso. Si dice che abbia un’età indefinita oltre i 65 anni, anche se ne dimostra non più di una cinquantina.
Josh, intanto, oltre ad accompagnare il workshop con il didjeridoo e le percussioni, ci ha deliziato con qualche racconto sulla storia dello strumento di eucalyptus, la sua origine e alcune tecniche musicali. Poi ci ha raccontato le usanze del corteggiamento tra uomini e donne della loro tribù…
Il workshop doveva durare un’ora e mezza ed è durato tre ore. Si è parlato della loro cultura, di sostenibilità ambientale, delle tecniche di costruzione degli utensili, della danza, della musica e un po’ di medicina antica.
Le poche persone presenti all’incontro mi hanno ringraziato garantendomi che è stata una delle esperienze più toccanti e significative della loro vita. Lo è stato anche per me, un onore e un piacere fare da tramite e traduttore. Oramai diciamo che ci sono abituato e mi viene molto naturale, dato che quando sono in Australia porto spesso amici a visitare il Wardan Centre dove vivono e lavorano Bill e Josh.
Il resto della giornata l’abbiamo passato all’agriturismo a rilassarci in compagnia degli altri ospiti del festival, Ganga Giri, Jeremy, Dubo (Lapaine Dubravko per gli amici) e alcuni degli altri che si sono fermati anche la domenica. Una giornata spettacolare come tutte le altre dall’inizio del viaggio d’altronde.
Guarda il video della Wardandi Courtship Dance